Bologna - 3 dicembre 2012 - Eleonora Ferrante
Durante il XIII secolo, in tutta la parte dell’Occidente cristiano, si diffuse un movimento penitenziale i cui membri che vi aderivano venivano chiamati battuti o disciplinati. A Bologna, i battuti non si dedicavano solo alla penitenza personale, ma erano dediti anche alla cura e all’accoglienza degli ammalati. Il gruppo crebbe in fretta e dacché si erano riuniti e appoggiati presso la chiesa degli eremitani di Sant’Agostino, gli servì ben presto un luogo riservato a loro e alle loro prestazioni d’opera.
Fu così che nel 1286 il vescovo Ottaviano II Ubaldini approvò il loro statuto e iniziarono le acquisizioni dei terreni nei pressi di Via Clavature. L’idea era di costruire una struttura di accoglienza ospedaliera nel centro della città. La struttura assistenziale restò in questa sede fino al 1725, quando tutto l’ospedale si trasferì in via Riva di Reno per unirsi all’ospedale di Santa Maria della Morte e diventare quello che oggi è l’Ospedale Maggiore.
La chiesa di Santa Maria della Vita, così come ci appare oggi, è stata fatta ricostruire, in seguito ad un crollo, nel 1686. Il progetto, che vedeva la nuova chiesa con una forma ellittica, porta il nome di Giovanni Battista Bergonzoni. La struttura originaria si è poi ampliata con l’aggiunta di una maestosa cupola che fu fatta costruire da Giuseppe Tubertini su disegno di Antonio Galli da Bibiena.
L’interno della chiesa conserva una delle opere d’arte più belle e più emotivamente coinvolgenti di Niccolò dall’Arca: il Compianto sul Cristo morto (1463).
Sempre al suo interno è possibile ammirare il gruppo scultoreo del Transito della Vergine datato 1522 e realizzato da Alfonso Lombardi.
Gli affreschi del soffitto sono invece opera di Domenico Ambrogi.
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