Pesaro, museo d’arte e civiltà del lavoro

Caadre Ghost

Sculture, specchi, grandi manufatti in solo vetro i capolavori di FIAM Italia

Pesaro - 28 aprile 2017 - Tullio Vittorio Giacomini

1907- Qui Regione Marche. Al porto di Ancona approda un bastimento di grano proveniente dall’Ucraina. Dalla nave scende Koba, giovane georgiano dai capelli lunghi. Ha viaggiato come clandestino fino alla città Adriatica; ha freddo e fame ed è in cerca di un impiego. Non è un tipo “facile”: in patria lo insegue la polizia zarista per la sua attività rivoluzionaria. Infatti, Koba è solo il soprannome di Iosif Vissarionovič Džugašvili, che la Storia ricorderà come Stalin.

Il suo contatto italiano lo accompagna in un albergo nel quale alloggerà sì, ma quale dipendente. Per circa tre settimane, il ventottenne Josif riceverà gli ospiti in reception. Per pochissimo tempo: non è adatto al ruolo di concierge, di portiere. Perché riservato e troppo timido per interagire con la clientela. Eppure il ricordo di Koba resta al “Roma&Pace”.

Qui Venezia 4 mesi dopo. A dare una seconda chance al fuggitivo ci pensa un convento veneziano. Koba/Stalin, lasciata Ancona, è campanaro a Venezia, dove è ribattezzano “Bepi del giasso”, Giuseppe dal freddo.

Ancora 1907. Qui Pesaro. Da 3 anni, la Principessa Russa -Alexandra Baratoff- ha ristrutturato, alle prime colline della città, una bellissima villa del 600 di antiche ascendenze nobiliari. La trasforma in una residenza che i pesaresi favoleggiano come unica e recondida! Ma chi si ferma, attirato dal nome russo, a villa Baratoff negli stessi tempi? Si ferma, un “pellegrino”. Chiede ospitalità per alcune notti. Prima del riprendere il percorso a Venezia. Già!, quel russo profugo è ancora Stalin. Va sulla Via Adriatica. Da Ancona a Pesaro a Venezia.

Ed ora il lettore può chiedersi come mai, su questa pagina, per dire di Un Grande Pesarese dei nostri giorni si sia scritto di Stalin e della principessa Alexandra. Come mai prima del racconto su Vittorio Livi e la Sua FIAM Italia si sia messo un “colbacco” appunto russo!

Ed ecco la Risposta: Russi benvenuti di nuovo a Pesaro. Dove un intero quartiere si chiama Baratoff. Pesaro, di dove personalità di ieri e di oggi sono andate, con vero successo, a stupire il Mondo: in capitali e grandi città. Anche alle rive di Moscova, del Don del Volga. Già in Russia. Si legga un po’!: Un ragazzino pesarese, alla fine del 700 toccò, per la prima volta, il tasto di un pianoforte e divenne Gioacchino Rossini. Un altro, negli ultimi anni, dopo aver girato la manopola dell’acceleratore di una motociclettina si fece Valentino Rossi, un altro ancora, Filippo Magnini, mise le mani da bambino in piscina e divenne campione del mondo dei 100 stile libero.

Ed altri ragazzi venuti quasi dal nulla presero in mano un pezzo di legno e vi costruirono sopra la favola bella. La favola della grande e celebrata industria dei “Falegnami” di Pesaro e vicinanze. Poi un altro! Per ultimo ma primo! Fu alla metà degli anni 50 che Vittorio Livi si iscrisse, come studente lavoratore all’Istituto d’Arte Ferruccio Mengaroni, fra i primi se non il primo nella Penisola. Anzi s’iscrisse come studente, apprendista da un vetraio. Ebbe professori di rinomata bravura, fra gli altri Giuliano Vangi, da anni celeberrimo scultore applaudito in tutte le nazioni, con una sua opera anche all’Hermitage. Ma, il Vetraio gli mise, naturalmente, in mano un diamante taglia vetro. E, quel minuscolo attrezzo, fu un seme. Dato a Vittorio Livi perché desse fioriture geniali e d’arte, cultura e civiltà del lavoro. Fioriture note con applausi e riconoscimenti internazionali.

 

 

Le Tavole della Legge  © Emilio Isgrò

Le Tavole della Legge. Autore: Emilio Isgrò

 

Così, il ragazzo –appreso come tagliare il vetro a pezzi, pensò– dopo brevi esperienze di produzioni in proprio di componenti per l’industria del mobile- che i vetri fosse meglio piegarli. Piegarli come malleabili lastre. Come docile materia per mobili e specchi e pavimenti e … sogni! Sogni di un vero artista che fonda la sue aziende a progressione geometrica di successi.

Fonda la FIAM Italia e poi la “Livit by FIAM”. E’ Lui che comincia così ad immaginare –già l’ispirazione!- quanto vuol creare, anche con macchinari di sua esclusiva invenzione. Quindi chiede a grandi tecnici, ad architetti di fama internazionale- di dare all’idee dimensioni matematiche e spesso riferibili alla Divina Proporzione (alla sezione aurea). Ed il ieri e l’oggi e, di certo, il domani di Vittorio Livi “risuonano” di affermazioni ed alti riconoscimenti. Riconoscimenti per pochi che sanno dire e fare un utile e memorabile molto! D’arte e civiltà del lavoro. Ed i vetri ritorti creano, per l’Industriale, i mezzi necessari per dare, alla Città di Pesaro e non solo, un Museo ineguagliabile.

Vittorio Livi compra una Villa che vanta ascendenze padronali che includono anche Lucrezia Borgia, signora della città come sposa di Giovanni Sforza. Con pregevoli scelte filologiche ristruttura e rinnova –lasciandola antica- Villa Miralfiore. Un luogo ed un edificio davvero suscitatori di sentimenti del tempo lontano. Con giardini ed esedre all’italiana, che aspettano il primo crepuscolo, per camminarvi piano, senza far rumore. Per ascoltare le voci degli zampilli, i sussurri della sera in arrivo e, forse,il fruscio di un fantasma che scivola sui transetti, allo scoperto, della villa. Ma, detto dei giardini e quasi impossibile dire compiutamente delle sale e dei saloni e delle stanze segrete di Villa Miralfiore. Dove pavimenti e muri, se non istoriati ab antiquo, s’illuminano di opere d’arte in vetro e grandi, grandissime e piccine, che stupiscono e confermano e tramandano i “dati” di un meritato e visibile successo. Firmato Vittorio Livi! Con vicino un corollario di celebri esecutori, italiani e stranieri, delle opere in mostra.

 

Villa Miralfiore

Villa Miralfiore

 

E c’è! C’è oltre le verzure dei giardini una Cappella. Una minuscola egregia “navata”, che sembra abbracciare un Signore che commuove e suscita pensamenti non leggeri. Infatti, pende bellissimo e solo un Cristo: la sua Croce è di pezzi di cristallo e ciascuno rappresenta un Popolo del mondo. Sono tessere di un “mosaico” scultura, che Vittorio Livi ha voluto trasparenti per dire come la Carità non debba avere pareti e dunque sia permeabile verso l’uno e verso l’altro. Non per nulla, anche il volto del Crocifisso non è “striato” dalla crudeltà del supplizio. Ma si rasserena nel cenno di un sorriso. Dove Vittorio Livi ha voluto significare che oltre la Croce c’è sempre la speranza che ci sorride, ci unisce, ci promette il bene che sarà!

Madonna! che bello questo Gesù con la Sua Croce! Dunque, chi scrive non può non aver espresso all’autore, al “solito” Vittorio Livi, un riservato ringraziamento. Così vero ma cosi piccolo, tuttavia, rispetto all’altro che Papa Giovanni Paolo II e Papa Francesco hanno detto benedicenti a Vittorio che portò Loro un suo Nazzareno in Croce…

 

…Fin qui Villa Miralfiore. A due passi dal centro storico di Pesaro. Ma così lontana e felicemente sola. Mentre attende d’essere visitata –con garbato e colto interesse- da chi voglia usare il telefonino per fissare un appuntamento con un museo che altrove non c’è!

 

 

FIAM Italia

Via Ancona, 1

61010 Tavullia (PU)

fiamitalia.it

 

Villa Miralfiore

via di Villa Miralfiore, 8

61122 Pesaro

Tel. +39 0721 20051

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