Lamborghini, un sogno che dura da 50 anni

L’11 maggio la Casa di Sant’Agata Bolognese compie il suo primo mezzo secolo di vita. Cinquant’anni di supercar belle e impossibili, all’insegna della potenza, del genio stilistico e dell’innovazione tecnologica. Cinquant’anni dal giorno in cui un costruttore di trattori decise di costruire automobili.

Bologna - 9 maggio 2013 - Marcello Maccaferri

Il mondo dei motori si appresta a festeggiare un compleanno molto speciale: i 50 anni del marchio Lamborghini. L’11 maggio la gloriosa azienda emiliana, celebre in tutto il mondo per le sue supercar da sogno, compie mezzo secolo di vita: un evento che sarà celebrato con decine di manifestazioni in Italia e non solo, per rendere omaggio ad una delle case costruttrici d’automobili più rappresentative del Made in Italy nel mondo.

 

Aventador Wolf © Automobili Lamborghini Spa
Aventador Wolf © Automobili Lamborghini Spa

 

 Il momento clou delle celebrazioni sarà rappresentato dal “Grande Giro Lamborghini 50° Anniversario”, il più vasto raduno della storia della Casa italiana: dal 7 all’11 maggio, centinaia di supercar e GT storiche del Toro provenienti da tutto il mondo si riuniranno in parata attraversando i più bei paesaggi italiani. Meta finale sarà Sant’Agata Bolognese, città natale della Automobili Lamborghini, dove 50 anni fa tutto ebbe inizio.

 

Il piccolo paese alle porte di Bologna è da cinquant’anni la sede dove vengono create autentiche “bellezze” supersportive su quattro ruote, tra innovazione e desiderio di stupire. La Lamborghini ha creato la propria fama mondiale partendo dall’ambizione di un uomo, un “genio” di nome Ferruccio Lamborghini, che nel 1963 fece capire al mondo cosa potesse fare un semplice costruttore di trattori. L’idea folle di costruire Granturismo da sogno gli venne dopo un “battibecco”, divenuto famoso, con Enzo Ferrari, il padre delle Rosse di Maranello. La storia narra che, da cliente Ferrari, Lamborghini osò lamentarsi con il “Drake” per la rumorosità delle sue auto (in particolare del retrotreno). Ferrari, abbastanza restio ad accettare critiche, gli rispose apostrofandolo come «uno buono per far trattori ma poco conoscitore delle automobili». A quel punto il guanto di sfida era stato lanciato e Ferruccio Lamborghini si mise all’opera, dimostrando che in Emilia c’era qualcuno che poteva fare concorrenza alle Ferrari.

Da quell’11 maggio 1963 la Lamborghini ha sempre cercato di sfidare l’impossibile e fare dell’innovazione tecnologica e di design il suo elemento distintivo. In questi primi 50 anni, dallo stabilimento di Sant’Agata sono usciti tra i modelli di supercar più potenti mai costruiti, vere “prede” per collezionisti ma non solo. Dalla prima assoluta, il prototipo 350 GTV, a quella più recente, la potentissima Aventador. In mezzo tanti capolavori, tutti caratterizzati da stili avveniristici e motori 12 cilindri esagerati in continua evoluzione. Con una peculiarità: il nome dei modelli ha sempre identificato una razza di tori. E non poteva essere altrimenti.

I primi successi arrivarono grazie alla 350 GT e, soprattutto, alla Miura, declinata anche in versione roadster e in uno speciale modello unico, denominato Jota. La ribalta internazionale fu immediata e coincise con il cambio di registro stilistico voluto dal designer Marcello Gandini, il primo ad adottare quelle forme squadrate e quegli spigoli vivi, oltre al “marchio di fabbrica”: le portiere ad elitra che ritroviamo ancora oggi sui modelli Lamborghini.

 

Gallardo LP 570-4 Spyder © Automobili Lamborghini Spa

Gallardo LP 570-4 Spyder © Automobili Lamborghini Spa

Dalle sue mani uscì la Countach (alla ribalta per 16 anni), la prima supercar a superare i 400 CV e, negli anni ’80, il padre di tutti i Suv sportivi, LM002, ovvero un’auto con il corpo da fuoristrada ma con un cuore da supercar. Il 1990 è invece l’anno di nascita di un’icona dell’automobilismo moderno, la Diablo, apprezzatissimo bolide da 500 CV che sarà venduto per più di dieci anni in una lunga serie di varianti. Nel periodo d’oro delle supercar pensate anche per la pista, la Diablo sarà la principale rivale della Ferrari F40, continuando di fatto quella faida tutta emiliana iniziata negli anni Sessanta. Nel 2001, con l’ingresso del marchio in orbita Audi (GruppoVolkswagen), si aprono i capitoli più recenti della storia Lamborghini. Dopo la parentesi poco fortunata della “pesante” Murcielago, l’azienda emiliana incantò il mondo nel 2003 con la Gallardo; ad oggi la berlinetta del Toro col maggior successo di vendite, proposta con motore V10 in una serie infinita di versioni, tra cui una personalizzata in dotazione alla Polizia di Stato Italiana.  

Il presente si chiama invece Aventador – ora anche in veste roadster – l’ennesimo gioiello estremo (700 CV di potenza!), che due anni fa fu protagonista al Salone di Ginevra in un’inedita e potentissima versione da corsa denominata “J” , in omaggio alla Miura Jota degli anni ’70.

In tempi di crisi la Lamborghini non intende fermare la sua spinta propositiva, sempre alla ricerca di quell’automobile perfetta, tanto desiderata dal fondatore Ferruccio. La Casa di Sant’Agata si presenta nel 2013 con importanti novità nel cassetto, dal ritorno alla produzione di un modello SUV con la Urus, al lancio di una sportiva coupé a quattro porte, per finire con l’attesa versione di serie del prototipo Sesto Elemento, che dovrebbe rappresentare il punto più alto ed estremo della ricerca tecnologica: un “gioiello” leggerissimo, costruito quasi interamente in fibra di carbonio (il sesto elemento sulla tavola periodica, appunto), che sarà prodotto in appena 20 unità.

Sono passati cinquant’anni dal giorno in cui, in un piccolo paese della campagna bolognese, un costruttore di trattori decise di costruire un sogno. Chissà cosa direbbe oggi di lui Enzo Ferrari.

 

 

Galleria immagini

Network
×