Museo delle icone bizantine e postbizantine San Giorgio dei Greci

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Venezia - 13 maggio 2016 - Giancarlo Pellegrini

Per ogni turista che si reca a Venezia l’incontro che non può mancare è la visita della Basilica di San Marco. Pur con tutte le difficoltà del caso dovute alla grande affluenza di visitatori ogni turista si mette in fila in attesa di entrare almeno una volta nella vita nella Basilica veneziana, splendente delle tessere dei mosaici tra i più suggestivi del loro tempo.
Mi è capitato, sostando in piazza San Marco nell’attesa paziente di entrare, di volgere lo sguardo verso la sinistra della piazza e di scorgere sul muro di uno degli edifici che costeggiano la Basilica una piccola insegna gialla a forma di freccia con su scritto: Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini di San Giorgio dei Greci. Non credo che questa insegna venga vista da molti, ma mi pare comunque un fatto significativo che già nel cuore della città, vicino a San Marco si trovi l’indicazione di un luogo altrettanto prezioso e unico nel suo genere, testimone di una presenza e di legami con il mondo greco che fanno di Venezia una città d’Oriente in Occidente. La storia della città infatti ci insegna come i suoi contatti con il mondo fossero più rivolti all’Oriente, fino all’estremo Oriente, che non al mondo della vicina terra ferma.

 

 

Discesa agli Inferi - artista greco sconosciuto del XVI secolo

Discesa agli Inferi – artista greco sconosciuto del XVI secolo

 

 

L'Ultimo Giudizio - Frangias Kavertzas

L’Ultimo Giudizio – Frangias Kavertzas

 

 

Lasciandosi guidare da quel cartello, si giunge in una località oggi denominata San Giorgio dei Greci. Anticamente lì si trovava una Scoletta, che divenne sede della Confraternita dei Greci, alla quale fu annesso l’adiacente palazzo del Collegio dei Flangini. Lì ebbe sede la prima raccolta di icone bizantine e postbizantine, che si erano costituite nel tempo grazie a donazioni di privati.
L’Istituto Ellenico – il Museo delle Icone – che esiste oggi, ebbe luce nel 1951 e subito avvenne una prima classificazione di icone per opera di Manolis Chatzidakis, allora direttore del Museo Bizantino e del Museo Benaki di Atene. Che il più grande specialista del tempo fosse chiamato a esaminare e catalogare l’ingente patrimonio di icone (ben trecentocinquanta, più codici miniati, paramenti ricamati, oggettistica liturgica), ci fa capire come la collezione avesse un valore immenso.

San Giovanni Evangelista e Prohoros

San Giovanni Evangelista e Prohoros

 

 

Nel 1959, sotto la direzione di Sofia Antoniadi, si produsse un restauro del museo che permise di avere una migliore fruizione delle opere. Nel corso dei decenni molte cose sono cambiate e anche la conservazione museale ha prodotto notevoli progressi. Così si è pensato ad un nuovo intervento che avvenne nel 1999, che ha dato alla collezione un valore aggiunto. Ora si possono ammirare le icone dei vari periodi, da quello bizantino (XIV secolo) a quello postbizantino (XV-XVI-XVII secolo). Si trovano opere di un valore unico, che ci dicono come la pittura iconografica si sia mossa in quei secoli. A causa della caduta di Costantinopoli nel 1453, ci fu una diaspora di possessori di icone e di iconografi, che si ripararono sulle coste di fronte alla Grecia e nelle isole limitrofe, tra cui Creta. Nacque così un legame tra le città di Venezia e Creta che si consolidò nel tempo, portando anche influenze reciproche.

 

 

Oggi possiamo ben dire che dopo il Museo Bizantino di Atene, quello di Venezia è il secondo museo bizantino d’Europa. In esso si trovano opere di autori conosciuti (M. Damaskinos, G. Klontzas, E. Lambardos, F. Kavertzas, G. Apakas, T. Bathas, E. Tzanes Bunialis, solo per citare i più famosi) e di autori ignoti, che esprimono come il linguaggio pittorico sviluppatosi nel tempo abbia dato vita a una nuova linea definita creto-veneziana.

 

 

L'Ultimo Giudizio - George Klontzas

L’Ultimo Giudizio – George Klontzas

 

 

 

Le opere da ricordare sono tante, e forse per ciascuno c’è un’icona che esprime qualcosa di unico. L’icona della Natività del Signore, le Domitio Virginis, le due Discese agli Inferi, il Noli me tangere, Cristo con Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista e Procoro, sono solo alcune che possono attirare l’attenzione di uno spettatore interessato. Ma in generale si può cogliere come la collezione veneziana mostri uno spaccato variegato dello sviluppo pittorico dell’iconografia bizantina di quei secoli. Così si possono apprezzare i sapienti disegni, gli schemi compositivi, la brillantezza dei colori, il sapiente gioco di luci e ombre, l’armonia cromatica, l’equilibrio, la spiritualità e la base teologica che ogni icona deve avere.

 

 

 

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