Brisighella - 10 maggio 2013 - Ugo Forghieri
Sono molte le ragioni per cui la Via degli Asini costituisce oggi una delle maggiori attrattive di Brisighella, un unicum forse mondiale insieme alle famose “Rows” di Chester (UK). Vediamole.
Immaginate un baluardo difensivo, mura merlate che proteggono le case arroccate alla base di un picco gessoso in cima al quale c’è una torre di guardia (la cosiddetta Torre dell’Orologio). E’ come si presentava il nucleo originario di Brisighella nel XII secolo – retto dai Manfredi di Faenza – per difendersi dai numerosi nemici (Venezia, il Papato, gli altri Signori feudali …). In cima alle mura un camminamento di ronda sul quale i cittadini potevano accorrere in caso di pericolo. Quando gli eventi storici resero inutili le difese (dal XV sec in poi), il camminamento fu coperto e servì da sostegno per le abitazioni che vi furono costruite sopra. Lo spazio tra i merli fu lasciato aperto mediante gli archi che ancora oggi illuminano la strada: questa rimase sopraelevata rispetto al piano del terreno aperto antistante le antiche mura.
Questi ambienti, ormai diventati quartiere cittadino, furono abitati dai birocciai, che trasportavano il gesso dalle cave sovrastanti il paese, servendosi di asinelli, da cui il nome “Via degli Asini”. Le stalle infatti si trovavano di fronte agli archi mentre le abitazioni erano ai piani superiori, riscaldate dal calore degli animali che passava attraverso fori aperti nei soffitti delle stalle. Efficienza energetica che fa riflettere in questi nostri tempi di sprechi. I carri da trasporto, “le birocce”, erano invece sistemate nei cameroni scavati nel gesso, che si aprivano nella piazza sottostante.
Un artista giapponese di fama internazionale, Hidetoshi Nagasawa, un mattino d’estate si trovò a percorrere la Via degli Asini al sorgere del sole. Vide gli archi della Via illuminati da spicchi di luce in una sequenza di colori affascinante. Prese vernice e pennello e fissò la luce dell’alba sugli archi con spicchi di vernice dorata. La natura aveva ancora una volta lasciato il segno, da verificare di persona. Nagasawa ha realizzato a Brisighella (in via Spada) anche un suggestivo “hortus conclusus” di pietra, intitolato “Il giardino di Ebe”.
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