Il Faust russo

Alexander Romanovsky piano

Intervista al pianista Alexander Romanovsky

Torino - 17 febbraio 2014 - Galia Maluscina

Alexander, lei ha suonato a Bologna numerosissime volte, che impressione le dà questa città?

Sono sempre contento di tornare in questa città, la considero mia, visto che ho vissuto nella vicina Imola per 15 anni dove ho studiato nella famosissima Accademia del pianoforte “Incontri col Maestro”, un accademia a livello internazionale. Bologna è una città molto interessante e ricca per la sua storia. Carlo V, ad esempio, ha scelto San Petronio di Bologna come basilica per la sua incoronazione imperiale.

© Ugo Dalla Porta

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Attualmente abita in Italia. Perché ha scelto questo paese?

Ho lasciato l’Ucraina all’età di 13 anni, ma non perché io o i miei genitori volevamo avere una vita migliore. È che il mio professore di pianoforte, Leonid Naumovich Margarius, si è trasferito prima in Germania e poi in Italia. È stato uno degli allievi preferiti di Regina, la sorella di Vladimir Gorovits, che ha vissuto la maggior parte della sua vita a Kharkov, la mia città natale. Naturalmente l’ho seguito e mi sono iscritto all’Accademia del pianoforte a Imola. Nel 2008 mi sono diplomato presso il Royal College of Music a Londra. Appartengo alla scuola pianistica russa che ha dato al mondo interpreti come Emile Gilels e Vladimir Gorovits. In tutte le città in cui abbiamo vissuto abbiamo sempre continuato a glorificare la Russia, l’Ucraina e la scuola musicale russa che ci accomuna tutti. I nostri due paesi sono sempre rimasti uniti ed è un grandissimo pregio, il nostro grande orgoglio e il nostro patrimonio comune.

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© Ugo Dalla Porta

Nel 1999 Le è stato conferito il titolo dell’Accademico onorario dell’Accademia filarmonica di Bologna per l’esecuzione delle variazioni Goldberg di Bach. Le andrebbe di parlarne?
Sì, per me è stato un grande onore. L’Accademia di Bologna, fondata nel 1666 è una delle istituzioni più prestigiose e autorevoli in Europa. Quasi tutti i grandi musicisti del passato sono stati accademici e tanti altri speravano di diventarlo. Leopold Mozart, ad esempio, portò qui suo figlio Wolfgang che vi sostenne un difficilissimo esame e gli fu conferito il titolo di accademico all’età di 15 anni. Sono molto contento di aver avuto questo onore alla stessa età. Tra gli accademici si contano non solo i musicisti ma anche tanti personaggi storici come, ad esempio, i re d’Italia e Mussolini.

Ha già registrato tre CD con la prestigiosa casa discografica DECCA di cui hanno parlato nel “The New York Times” e nel “The Guardian”, mentre a febbraio è uscita un’altra sua registrazione dedicata a Serghej Vasiljevich Rakhmaninov. Il CD ha un titolo interessante, il “Faust russo”, potrebbe parlarci del suo significato?

Stavolta ho deciso di registrare due sonate di Rakhmaninov, la scelta mi è stata suggerita dal nipote del compositore nonché mio caro amico, Aleksandr Rakhmaninov, purtroppo scomparso un anno fa. Secondo la testimonianza lasciata da Sergey Rakhmaninov nella lettera ad un amico, componendo la prima sonata, si è ispirato all’opera di Goethe “Faust”. A differenza del personaggio di Goethe, il “Faust russo” si trova in costante ricerca e in continuo movimento non per dedicare tutta la sua vita ad un obiettivo prefisso ma per trovare il senso della vita stessa e fare tesoro di ogni suo attimo. È un’opera molto complessa e per questo poco eseguita, credo però che qui il genio di Rakhmaninov si sia espresso in tutta la sua grandezza e la sonata merita di essere eseguita e presentata al pubblico russo.

Alexander Romanovsky 1

© Ugo Dalla Porta

Alexander, come potrebbe definire il proprio stile artistico?

È difficile parlare di se stessi ma posso dire che il mio obiettivo principale è quello di toccare l’animo dei miei ascoltatori. Come diceva Regina Samojlovna Gorovits, è su questo che si fonda tutta la nostra scuola. Vorrei cambiare il rapporto che i giovani hanno con la musica classica, fargli vedere che è un’arte viva e che durante un concerto si può assistere ad un atto di creazione.

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