Il corallo: fortuna e fascino

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Bologna - 13 settembre 2016 - Silvia Di Giacomo

Il corallo fu per lungo tempo ritenuto una pianta marina che si pietrificava una volta tolta dal suo ambiente naturale. Solo all’inizio del ‘700 si capì che non si trattava di un vegetale, ma di una colonia di animali marini.
Il suo aspetto simile a un arbusto acquatico e il suo colore rosso sangue sono probabilmente il motivo per il quale gli antichi consideravano il corallo capace di allontanare il malocchio e tutti gli influssi negativi (basti pensare ai celebri “cornetti”).
I coralli utilizzati in gioielleria sono per la maggior parte composti di carbonato di calcio sotto forma di calcite e le due provenienze principali sono il Mediterraneo e i mari del Giappone. Il corallo giapponese si caratterizza di un’anima bianca.

 

 

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Di tutte le specie esistenti nel mare Mediterraneo ricordiamo il Corallium Rubrum, nella sua qualità denominata Corallo Mediterraneo di colore dall’arancio al rosso scuro e lo Sciacca, arancio, raccolto nel mare di Sicilia.
Di provenienza nipponica ricordiamo la pregiatissima qualità Pelle d’Angelo della specie Corallium Elatius. Rarissimo, di colore rosa delicato e compatto si trova per lo più in cabochon per anelli e orecchini. Eccezionali per bellezza e valore sono le collane.

 

 

Il corallo è strettamente legato alla storia della gioielleria Made in Italy e moltissimi mastri orafi italiani lo hanno utilizzato – e ancora lo utilizzano – per impreziosire le loro creazioni artigianali. Affascinante e caldo come solo i materiali di origine animale sanno essere, va acquistato in negozi storici e affidabili perché le varietà e quindi i valori, si distinguono solo con competenze approfondite.

 

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