Basilica di Santo Stefano

Piazza Santo Stefano

Bologna - 9 giugno 2013 - Karina Mamalygo

Nel mondo medioevale ogni chiesa cercava di replicare le coordinate spazio-temporali (cronotopo) della città di Gerusalemme al tempo della vita terrena di Cristo. La prima “icona” di Gerusalemme è diventata Costantinopoli. Ma tra “le province del mondo cristiano” molte altre città hanno tentato di ricreare il modello della Terra Santa.
Nella Russia antica così fece per primo Novgorod, che dentro al Duomo di Santa Sofia creò uno spazio “Imitatio Terrae Sanctae”.
In Italia uno di questi spazi è il complesso architettonico di Santo Stefano, detto anche  “le Sette chiese” che si trova nel cuore di Bologna nella omonima Piazza Santo Stefano.

Basilica di Santo Stefano

Basilica di Santo Stefano

Tutto l’insieme è di forte impatto con le sue forme semplici e potenti “proto cristiane ” e romaniche. Entrando sotto le alte volte della prima chiesa, vi troverete nello spazio sacro dedicato al Crocefisso di Cristo.
L’architettura della Chiesa del Crocefisso è del VIII secolo, al tempo del potere dei longobardi a Bologna. Ma già al tempo di San Petronio, l’arcivescovo e patrono di Bologna vissuto nel V secolo, esisteva un locus sanctus, dedicato al Crocefisso. In cima ad un’enorme scala si trova l’altare con un grande crocifisso, creato dal maestro Simone dei Crocifissi nella seconda metà del XIV secolo; l’altezza di tale opera è una certa imitazione del Calvario.

Crocifisso su tavola di Simone dei Crocifissi

Crocifisso su tavola di Simone dei Crocifissi

Sotto il Golgota si trova una cripta, sostenuta da colonne; una di esse, secondo la legenda, è stata fatta della stessa misura dell’altezza di Cristo, dallo zoccolo al capitello è alta 170 cm. Alla sua base, in passato, erano posti i reliquari di pietra con parte delle reliquie dei Santi Vitale e Agricola, i primi martiri di Bologna.
Poco tempo fa è stato scoperto un ciclo di affreschi dedicato alle vite di questi due santi, e sulla parete vicino all’abside si trova un piccolo affresco dell’inizio del XV secolo, la “Madonna della Neve”.

Le sacre funzioni della mattina e della sera sono celebrate nella cripta dai monaci dell’ordine dei benedettini-olivetani.
Come molti complessi architettonici cristiani, anche quello di Santo Stefano è stato costruito su un antico tempio pagano dedicato a Iside, che esisteva sin dal I secolo.
Il Battistero ottagonale all’esterno e dodecaedro all’interno, ora chiesa del Santo Sepolcro, secondo la leggenda venne costruita da San Petronio usando come fonte battesimale una preesistente fonte che apparteneva al tempio di Iside; all’esaurirsi della fonte la vasca non venne più utilizzata, ma dopo il ritorno di alcuni cavalieri dalle Crociate venne edificata al suo interno la replica del cubicolo della Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

 

Basilica Santo Stefano, Chiostro con il Battistero in fondo

Basilica Santo Stefano, Chiostro con il Battistero in fondo

Situato nel centro della chiesa, questo cubicolo in marmo venne integrato con l’aggiunta di una scala e di una croce del XIX secolo; oggi è il simbolo del Golgota. La chiesa del Santo Sepolcro e il Golgota erano, in realtà, distanti secondo la topografia sacra di Gerusalemme. Nella Basilica di Santo Stefano sono state sintetizzate in un unico monumento. Più tardi, in una nicchia alla base, fu posta la tomba di San Petronio, dopo che le sue reliquie furono ritrovate dai fedeli bolognesi nel XIII secolo. Nel 2000 le reliquie sono state traslate alla basilica di San Petronio in Piazza Maggiore, dove era stata posta solo la testa del santo.

Il secondo piano della chiesa è formato da una galleria con balaustra, questo era il piano riservato alle donne, come nelle antiche sinagoghe. In epoca più tarda questo posto venne riservato ai monaci, che così non si mescolavano al mondo secolare. Questa galleria è sostenuta da colonne di marmo e di mattoni, una tra loro, fatta di marmo nero, esce dal cerchio formato dalle altre e simbolizza il pilastro dove è stato flagellato Cristo. 

Le pareti della chiesa erano ornate da affreschi del XII secolo, dedicati ad eventi biblici dipinti da Berlinghiero di Lucca, ma purtroppo, dopo una cattiva restaurazione vennero staccati e portati nel museo della chiesa.
Dalla chiesa del Santo Sepolcro si passa ad una piccola basilica, coeva della chiesa precedente. La sua pianta è quella di una basilica classica dei primi tempi del cristianesimo, con tre navate, di cui quelle laterali più basse, e l’abside.

A questa chiesa sono legate diverse leggende. Nei primi secoli del cristianesimo furono ritrovate le tombe dei santi martiri Vitale e Agricola. Su uno dei sarcofagi era scritto il nome Symon, che i fedeli attribuirono a Simone Pietro, Santo Apostolo, dando adito alla leggenda secondo la quale in questo luogo erano poste le reliquie dell’Apostolo. Vi era anche una chiesa, dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, che attirava un notevole flusso dei pellegrini.
Nel 392 Sant’Ambrogio portò nella chiesa le reliquie dei Santi Vitale ed Agricola, uccisi dall’imperatore Diocleziano. A seguito di questo evento la chiesa fu ricostruita, riconsacrata e dedicata ai due Santi diventati allo stesso tempo i primi Santi Patroni di Bologna.

Martirio di Sant'Agricola

Martirio di Sant’Agricola

Nell’abside della basilica si trovano gli antichi sarcofagi che contenevano le reliquie dei due martiri. Nella parete di destra è posta la croce di legno, sulla quale, secondo la tradizione cristiana, è stato crocefisso Sant’Agricola. Le pareti della basilica erano affrescate (un frammento si può vedere sulla prima colonna di sinistra, vicino all’abside). I pavimenti erano fatti in mosaico abbastanza modesto in stile romanico che è possibile vedere attraverso la pavimentazione vetrata.
Usciti dalla chiesa del Santo Sepolcro si passa al cortile detto di Ponzio Pilato. Al centro è posto il “catino di Pilato”, un bacile in pietra abbastanza grande (e pesante) usato in realtà come contenitore per i doni dei fedeli.

Catino di Ponzio Pilato

Catino di Ponzio Pilato

Alla destra, in una piccola nicchia sotto il portico, si può vedere la statuetta in pietra del “Gallo di San Pietro”, che risale al XIV secolo. I monaci dicono che la distanza dalla statuetta dalla chiesa di San Giovanni in Monte è uguale a quella che separa il Sinedrio dal Golgota in Gerusalemme. Senza dubbio l’antica chiesa di San Giovanni in Monte era un’altro dei loci sancti, che creavano la «Sancta Jerusalem Bononiensis».
Davanti alla chiesa del Santo Sepolcro, una volta attraversato il cortile, si trova la chiesa della Santa Trinità o del Martirium. Dopo multiple ricostruzioni la chiesa si presenta come una navata trasversale, che contiene cinque cappelle. La strana forma è dovuta al fatto che in origine questa era una chiesa franca; nella cappella centrale si trova una parte della reliquia della vera Croce dove fu crocifisso Gesù Cristo, portata da Gerusalemme dai crociati.

Gallo di San Pietro

Gallo di San Pietro

Nella cappella a sinistra è posta una scultura romanica potente e espressiva (XI -XII sec) di San Pietro che tiene in mano le chiavi del Paradiso. Nell’ultima cappella sempre a sinistra sono presenti le sculture in legno, che rappresentato la scena dell’Ammirazione dei Magi. Si dice che questi siano i primi presepi italiani, creati nel XIV secolo, e da loro arriva la tradizione di decorare le case e le chiese con i presepi a Natale. Nell’ultima cappella a destra è posta una grande corona d’alloro, ornata da nastri tricolori, dedicata alla memoria dei soldati bolognesi caduti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Le pareti della chiesa della Santa Trinità sono decorate con antichi affreschi, in parte portati qui dopo la restaurazione delle altre chiese del monastero di Santo Stefano. La porta che si trova sulla destra della chiesa, porta ad un altro cortile, nel centro del quale si vede il pozzo che veniva usato in passato dai monaci . Da lì si accede al museo del monastero, dove nelle sue sale – alcune delle quali fanno parte della piccola antica chiesa della Benda – sono presentate le icone e gli affreschi, che prima facevano parte della vita liturgica delle “Sette chiese”.

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