Basilica di San Vitale a Ravenna

TYP HIER DE BESCHRIJVING

Ravenna - 19 ottobre 2013 - Karina Mamalygo

Basilica San Vitale Ravenna esterno 2

©Apt di Ravenna

La Basilica di San Vitale a Ravenna è la testimonianza visibile del potere dei Bizantini nell’Occidente. Come modello venne presa la chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli. La costruzione della basilica fu iniziata al tempo dell’arcivescovo Ecclesio nel 525, l’anno prima della morte del re Teodorico e fu continuata col denaro di Giuliano Argentario, banchiere molto benestante, che sosteneva la politica bizantina in Italia. La chiesa fu terminata nel 547 e consacrata dall’arcivescovo Massimiano il 19 aprile 548 col nome di San Vitale, secondo la tradizione cristiana, un martire per la fede nei primi secoli del Cristianesimo.

Questa chiesa comprende tutte le tendenze più avanzate del suo tempo nel campo della architettura ecclesiastica. La struttura si presenta come un Martirio, cioè un edificio ottagonale eretto per la memoria di un martire, mentre le misure dell’edificio sono adatte per contenere una grande comunità cristiana durante la liturgia.

Ravenna Basilica San Vitale interno 3

©Apt di Ravenna

L’ottagono ha una galleria a due piani con nicchie che si aprono ai lati, con arcate triple che dividono ogni nicchia. L’abside è profondissima, con due cappelle laterali dette pastofori; nella parte opposta, cioè all’entrata, troviamo il nartece, affiancato da due torri rotonde.

Anche se il modello veniva da Costantinopoli, il progetto architettonico della basilica mantiene tracce delle idee costruttive occidentali: la visibilità delle soluzioni, la simmetria e la ripetizione. Però l’interno della chiesa è completamente bizantina: il ritmo ondulato degli archi, il disegno degli ornamenti dei capitelli delle colonne e il riflesso misterioso dei mosaici nelle volte dell’abside e del presbiterio.

In questi mosaici non c’è più una semplice narrazione, per recepire il loro contenuto è necessario essere un vero erudito, dedicato allo studio del simbolismo cristiano. Il concetto del sacrificio mistico occupa il posto centrale nel programma iconografico dei mosaici della basilica. Questo tema penetra tutti i cicli della storia e dell’Universo; l’archetipo di questo sacrificio è l’ «Agnus Dei», l’Agnello di Dio; la sua immagine occupa il centro della volta dell’abside direttamente sopra l’altare d’alabastro. Il disco con l’Agnello sul fondo blu è portato da quattro Angeli vestiti in candidi abiti, che simbolizzano le quattro parti del mondo. Le figure degli Angeli sono circondate dalla flora e dalla fauna del paradiso: uccelli, pesci e fiori. Nel senso simbolico il sacrificio sulla Croce di Cristo viene unito ai suoi prototipi del Vecchio Testamento: «Il sacrificio di Isacco e l’ospitalità d’Abramo», rappresentato sulla lunetta della tripla arcata che porta nella sacrestia e «I Sacrifici di Abele e Melchisedec»” nella lunetta di fronte. 

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©Apt di Ravenna

Sopra le lunette sono rappresentate coppie di Angeli che portano i crismi nei clipei, come i genii romani portavano le effigi degli Imperatori nelle scene dei trionfi; ai loro lati ci sono i Profeti Isaia e Geremia, simbolicamente connessi con le immagini dei sacrifici nelle lunette e tre volte è rappresentato il Profeta Mosè, la prima, accettando le leggi, due mentre pascola le pecore e subito dopo presso il roveto ardente (qui appare come il prototipo di Cristo nel Vecchio Testamento).

Basilica San Vitale Ravenna interno 7

©Apt di Ravenna

Sopra questi Profeti sono raffigurati gli Evangelisti. La volta dell’arco trionfale all’entrata dell’abside è decorata dai busti degli Apostoli in clipei che affiancano l’immagine di Cristo che, simbolicamente, sorregge la pietra centrale dell’arco. Sull’arco (trionfale) più piccolo, sopra l’altare, si trovano due Angeli che tengono un crisma, agli angoli della composizione sono rappresentate le città sacre di Betlemme e di Gerusalemme.

La conca dell’abside è occupata dall’immagine del giovane e infinitamente bello Cristo Emanuele, seduto su una sfera azzurra, ai piedi del Salvatore sgorgano i quattro fiumi del Paradiso. A destra un angelo presenta San Vitale, che ha sacrificato la sua vita per la fede, a Cristo. A sinistra un altro angelo indica Sant’Ecclesio che dona la basilica di San Vitale al Re Celeste. 

In basso sulle pareti nord e sud dell’abside, uno di fronte all’altro, sono rappresentati i gruppi dell’imperatore Giustiniano e dell’imperatrice Teodora, circondati dalle loro corti. L’immagine di Giustiniano è maestosa, vestita di un mantello porpora e incoronatа con una preziosissima corona; l’imperatore dona una patena d’oro per l’altare della basilica appena consacrata. Al lato destro dell’Imperatore si trova l’Arcivescovo Massimiliano, che tiene la croce per l’Eucarestia; è accompagnato da due diaconi che portano un Vangelo dorato e il turibolo per l’incenso pronti per compiere, con l’Arcivescovo, il mistero dell’Eucaristia. Alle spalle di Massimiano si trova una figura maschile con la faccia severa, non si può escludere che questo sia il donatore dei fondi per la costruzione della Basilica, Giuliano Argentario. A sinistra di Giustiniano è raffigurato Bellisario che aveva appena riconquistato, per la corona Bizantina, il Regno d’Italia; oltre a lui vi sono un giovane patrizio ed alcuni soldati della guardia personale dell’imperatore con, sullo scudo, il Crisma dorato, il monogramma di Cristo. Davanti a noi è rappresentata l’immagine della grandezza dell’Impero Bizantino, basato sull’alleanza inscindibile tra lo Stato e la Chiesa. Sulla parete opposta vediamo l’Augusta Teodora, in un mantello porpora ed un pesante diadema decorato con numerosi fili di perle, mente porta alla basilica il Calice Eucaristico; sul bordo inferiore del suo mantello sono ricamati i tre Re Magi che recano i doni al Cristo Bambino.

Ravenna - Mosaico Basilica San Vitale Teodora interno

©Apt di Ravenna

In senso semantico le immagini dei Re orientali si collegano direttamente a quelle dell’Imperatore e dell’Imperatrice che, a loro volta, li portano al Pantocratore. Alla destra di Teodora è raffigurata la sua migliore amica e prima dama di corte, Antonina, moglie di Bellisario, con la sua giovane e bellissima figlia. Le altre immagini femminili sono poco differenziate, è il gruppo delle dame di corte, alcuni ritengono che le stole bianche, portate da una parte di esse (una porta anche un fazzoletto, altro simbolo del diaconato femminile) siano gli attributi delle diaconesse, donne che avevano molte mansioni per la cura del Duomo di Santa Sofia a Costantinopoli. A sinistra dell’Imperatrice troviamo due eunuchi del suo seguito, che aprono la strada del piccolo corteo portandolo dal nartece alla galleria femminile. 

Tutte le immagini dei personaggi storici sono state fatte quando essi erano ancora vivi, si ritiene che i volti di Giustiniano e Teodora siano stati copiati con splendida maestria dai ritratti imperiali, mandati dalla capitale per l’occasione. Lo stile dei mosaici della basilica bizantina è unico: tutte le composizioni sono divise tra loro da cornici, della pomposità e vivacità dei mosaici antichi non è rimasta alcuna traccia, tutto è geometrizzato, schematizzato e razionale. I mosaici sono formule pure della fede, i colori sono concentrati come fossero pietre preziose «i fondamenti del muro della città: il primo era di diaspro; il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di smeraldo» (Ap. 21:19).

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