Alessio Pizzech: Regista funambolo tra prosa e lirica

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Bologna - 15 settembre 2016 - Vladislava Petrova

Alessio Pizzech è un regista teatrale italiano. Fino a diciotto anni si è dedicato all’arte circense per poi passare alla dimensione teatrale. Tra i suoi lavori ci sono oltre 100 spettacoli sia di prosa sia di regia lirica, un impegno che si protrae dall’inizio degli anni Novanta. Nelle sue produzioni Pizzech affronta temi della contemporaneità dell’uomo ma anche temi politici (ha curato la regia di “Per non morire di mafia” di Pietro Grasso). Un regista che crede nel teatro che si trasforma e che si evolve.

 

 

A novembre Alessio Pizzech porta in scena il “Rigoletto” al teatro Comunale di Bologna. Si tratta di una delle opere più famose di Giuseppe Verdi che a sua volta prende spunto dal libro di Victor Hugo “Le Roi s’amuse”. Una storia tragica che sembra essere perfetta per essere rappresentata a Bologna, una città così ricca di storia.

Il Teatro Comunale di Bologna è pronto ad ospitare quest’opera teatrale. Sul suo palco hanno preso vita le opere di Wagner, Verdi, Gluck, Rossini, Bellini, Guerrini e molti altri.

Dal circo al teatro: cosa l’ha fatta avvicinare alla regia?
La sensazione di poter “dare forma” ad un’idea, di poter sviluppare un lavoro che mi permettesse di sentirmi utile: utile alla società nella misura in cui, attraverso la scelta di un testo, o della qualità di un processo creativo che porti avanti, nella costruzione di un’opera lirica assieme a tante persone, puoi portare bellezza nella società. Con la regia puoi migliorare la vita delle persone stimolando creatività, spirito critico, capacità di riconoscersi uomini. La regia è costruire un’utopia possibile, di un mondo fatto di relazioni; costruire uno spettacolo è per me un’utopia che si realizza, l’utopia di un obiettivo comune che unisce uomini e donne con storie diverse, ed è la stessa sensazione che ebbi da ragazzo di fronte al cerchio di uomini e donne che tirava le corde per alzare il tendone del Circo, per innalzare la casa di sogni verso il cielo.

Tra gli spettacoli messi in scena da lei è presente anche l’opera di Griboedov “Che disgrazia l’ingegno”. Cosa ne pensa della tradizione teatrale russa? È molto diversa da quella italiana?
La tradizione teatrale russa è il fondamento della regia moderna; i testi russi sono i cardini di un pensiero teatrale novecentesco. La drammaturgia russa racconta le contraddizioni del rapporto tra l’uomo e la storia: Cechov, ma già Griboedov sentono la trasformazione della loro epoca e raccontano la vita ed il vissuto degli uomini in tempi di cambiamenti bruschi! Quanta modernità! Metterò in scena prossimamente un autore contemporaneo russo: Vladimir Durkmentov. Insomma i testi russi mi stimolano e li sento vicini a ciò che il teatro credo debba dire oggi. L’Italia non ha conosciuto una drammaturgia nazionale come la Russia e semmai potremmo parlare di singole drammaturgie talora regionali, ma la famiglia, con tutti i suoi legami, resta al centro di tanti autori italiani (come Eduardo De Filippo) e come nel teatro russo è nella famiglia che si percepisce la metafora della società.

A novembre va in scena al Teatro Comunale di Bologna il “Rigoletto” di Giuseppe Verdi, da Lei diretto. Preferisce la regia in prosa o la regia lirica?
La regia lirica e quella di prosa sono per me vicine. Musica e teatro dialogano nella mia vita, parola detta e parola cantata hanno sempre l’obiettivo di parlare di noi uomini. L’eclettismo, l’essere funambolo tra queste due modalità di essere regista mi arricchisce, mi stimola e vivo tutto questo come una dimensione vitale.
Qual è la sua esperienza con la città di Bologna?
A Bologna ho deciso di dedicarmi alla regia lirica: proprio al Comunale di Bologna, avevo forse ventiquattro anni, vidi il “Pelleas et Melisande” di Debussy nello splendido spettacolo di Pier’Alli. Immaginate che sensazione creare uno spettacolo ora per il teatro dove è nata la mia passione per la regia lirica! Bologna è questo: una decisione presa che ha cambiato la mia vita, presa una sera davanti ad un palco.
Quali sono le sue passioni oltre al teatro, cosa fa Lei nel tempo libero?
Non esiste per me il tempo libero nel senso che il mio tempo è Libero! Il mio tempo mi appartiene; il teatro mi permette di scegliere, di essere padrone del mio tempo, di poter decidere la qualità del mio tempo, del tempo della mia vita. È un privilegio che si paga, ma è pur sempre un privilegio! La Passione è il teatro. La passione è vivere, furiosamente, appassionatamente vivere!
La ringraziamo per questa intervista e siamo impazienti di vedere tra pochissimi mesi “Rigoletto” sotto la sua regia.

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