Prosecco, un Vino giovane con una Storia millenaria

BOTTIGLIA ERMITAGE nel ghiaccio

Quando si dice Prosecco è normale che la mente corra al calice di vino bianco con l’inconfondibile perlage.

Treviso - 11 settembre 2015 - Albina Podda

In realtà il termine Prosecco Doc identifica un ampio territorio dell’Italia Nord orientale con la sua storia, le sue tradizioni e i suoi tesori artistici, culturali e paesaggistici. Il Prosecco è infatti una Denominazione di Origine Controllata che si produce in cinque province del Veneto (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno) e quattro province del Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine) nel rispetto delle severe regole della Disciplinare di produzione di origine controllata dei vini «prosecco».

 

Panoramica dei vigneti

Panoramica dei vigneti

 

La storia di questo vino apparentemente giovane, affonda le radici in un passato tanto remoto da risalire all’epoca degli antichi Romani. Già 2000 anni fa l’imperatrice Livia Augusta conosceva le uve Glera, vitigno coltivato inizialmente sulle colline carsiche triestine. L’imperatrice, moglie di Augusto e madre di Tiberio, apprezzava il vino che ne originava (all’epoca veniva chiamato Puccino, più recentemente è stato documentato corrispondere all’attuale Prosecco) e, secondo i suoi contemporanei il consumo di tale vino fu il vero motivo della sua eccezionale longevità.

Salutare e di immediata gradevolezza: piace anche ai meno esperti e ai più giovani. Pare sia questo il segreto del Prosecco Doc che infatti negli ultimi anni sta registrando una costante crescita a doppia cifra, passando da 140 milioni di bottiglie nel 2010 a circa 250 milioni di bottiglie nel 2013.

©Maurizio Parravicini

©Maurizio Parravicini

 

 

Successo riconducibile anche al crescente apprezzamento del mercato internazionale, visto che all’export viene destinato circa il 65% della produzione complessiva.
Tre i mercati principali: UK, USA e Germania, ma incoraggianti sono anche i trend di crescita che caratterizzano i mercati emergenti come Russia, Cina, Nord ed Est Europa.

Merito del lavoro delle singole aziende ma anche dell’importante lavoro promozionale che sta svolgendo il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, che punta ad associare il nome di questa Denominazione ad alcune delle più importanti realtà culturali, artistiche e sportive a livello internazionale.

 

 

image001Tra gli accordi più importanti sul fronte della cultura e dell’arte va certamente annoverato quello firmato con il museo Ermitage di San Pietroburgo, in virtù del quale il Prosecco Doc, per almeno cinque anni, sarà il Vin d’honneur, ovvero il vino ufficiale servito alle delegazioni ospitate del Direttore Piotrovsky nelle occasioni più formali.

 

“Oltre alle sue qualità intrinseche – ha spiegato il presidente del Consorzio Prosecco Doc, Stefano Zanette in occasione della firma dell’accordo – questo vino è davvero la sintesi del nostro territorio, con le sue bellezze paesaggistiche, le sue nobili tradizioni, la sua cultura millenaria e i suoi valori internazionali. Il Prosecco sta ricalcando le stesse vie percorse in passato dalle opere di Tiziano, Giorgione, Tintoretto, Cima da Conegliano, Canova. Opere che dal Veneto arrivarono all’Ermitage su commissione della zarina Caterina II”.

 

 

 

Presidente Zanette con Yuri Bashmet

Presidente Zanette con Yuri Bashmet

 

Ma il Consorzio Prosecco Doc ama e sostiene tutta l’arte: come la buona musica, sostenendo iniziative quali il Festival Internazionale di Yuri Bashmet “Sulle Vie del Prosecco”; o il festival internazionale del film documentaristico “Sole – Luna”. Oltre la vela, il golf e il volley femminile, il Prosecco sponsorizza i mondiali di Superbike.

 

Brindisi Zanette Piotrovsky

Brindisi Zanette Piotrovsky

 

Il Prosecco Doc è un vino che va degustato giovane per assaporare al meglio i sentori floreali e fruttati che lo caratterizzano. Il periodo migliore per berlo è l’anno successivo alla vendemmia.
Le bottiglie vanno conservate in ambiente fresco e asciutto, a temperatura costante, lontane da luce e fonti di calore.
Va servito freddo, tra i 6 e gli 8 gradi ed è consigliabile berlo in un calice a tulipano ampio che favorisca la fuoriuscita dei profumi piuttosto che nella flûte, da molti erroneamente ritenuta più adatta.
Perfetto da solo, come aperitivo o a tutto pasto, grazie alla sua versatilità, viene utilizzato nelle cucine internazionali e nella creazione di deliziosi cocktail.

 

 

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