Il Duomo di Pisa

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Pisa - 14 dicembre 2013 - Karina Mamalygo

 

Il Duomo di Pisa, la chiesa di Santa Maria dell’Assunta, è diventato l‘espressione visibile della potenza della Repubblica Мarinara Pisana medievale. Nelle decorazioni della sua facciata e sui muri laterali sono presenti elementi della scultura, architettura e pittura negli stili bizantino, romanico lombardo e arabo, una nobile sintesi che portò alla nascita della scuola pisana delle belle arti, praticamente unica nel suo genere.

 

Duomo di Pisa, foto di Stefania Consani

Duomo di Pisa, foto di Stefania Consani

 

Il Duomo di Pisa fu iniziato nel 1063 con i proventi guadagnati dalla Repubblica dopo la sconfitta degli Arabi in Sicilia e nello stesso tempo il duomo diventò il principale rivale del nuovo duomo di San Marco a Venezia, come le due repubbliche erano rivali commerciali, essendo anche iniziato nello stesso anno. A differenza della chiesa veneziana, con cupole su ogni braccio della croce ed una al centro, la costruzione pisana si presenta come una basilica, coperta con un’ unica gigantesca cupola ellittica appoggiata su quattro trompi, eretta all’incrocio del transetto con le navate. Secondo il progetto dell’architetto Buscheto di Giovanni Giudice, il Duomo fu costruito a forma di croce greca con cinque navate che portano alla grande abside orientale, col transetto che finisce con due piccole absidi a nord e a sud. Le arcate doppie che dividono le navate e il secondo livello del duomo formato da un loggiato sono entrambi elementi eleganti ed espressivi presi dall’architettura bizantina. L’intervento più tardo dell’architetto Rainaldo ha trasformato la pianta della basilica da croce greca a croce latina e le cinque navate, dall’esterno, ora sembrano tre. Merito di Rainaldo è anche la nuova grandiosa facciata occidentale della basilica, decorata con pannelli di marmo scolpiti elaboratamente, colonne e statue. Gli interni della basilica ci stupiscono per il loro splendore: le colonne e le arcate a strati alternati di marmo bianco e nero fanno ritornare alla mente le immagini delle moschee dell’Andalusia e organizzano i ritmi dello spazio arioso e luminoso, pieno di stupende sculture, bassorilievi e mosaici.

 

Duomo di Pisa, interno, foto di HarshLight

Duomo di Pisa, interno, foto di HarshLight

 

Ego sum Lux Mundi (Giov 8:12) è scritto nel libro che tiene aperto nella mano Cristo Giudice, rappresentato nel centro del mosaico nella conca dell’abside principale del duomo. Nella mano destra del Giudice Celeste è rappresentata la Madre di Dio vestita col maforio azzurro, mentre si sta appellando al Figlio nella posizione di preghiera implorante pietà per l’umanità:nella tradizione latina questo tipo iconografico della Vergine si chiama “Madonna Advocata”.
Alla sinistra di Cristo, invece della figura di San Giovanni Battista, il protagonista canonico della scena della “Deisis” trimorfa (preghiera per la pietà verso l’umanità) è rappresentato il giovane San Giovanni Evangelista, coprotagonista della scena della Crocefissione, ma nel mosaico pisano è rappresentato anche come l’autore del Vangelo. In questa composizione l’Evangelista tiene nelle sue mani il Vangelo stesso, e i piedi nudi del Cristo devono ricordare allo spettatore il Cristo Crocefisso.

 

 

 

 

 

 

I mosaicisti, in questo caso, si presero questa inusuale libertà iconografica, cosa strana in un tempo, quello del fiorire dell’arte cristiana, dove tutto era regolato dai canoni della chiesa. La parte principale del mosaico fu compiuta in tempi brevissimi da due gruppi di artisti: il maestro di una delle due era Giovanni Cimabue, a cui è attribuita la testa del Cristo, finita nel 1302 e diventata l’ultima opera del grande artista. L’altro nucleo della vita liturgica del Duomo di Pisa è l’immagine della Madre di Dio Odighitria, datata al primo quarto del XIII secolo e chiamata, dai cittadini, Protege Virgo Pisas (La Vergine Protettrice di Pisa). L’icona si trova nel tabernacolo a sinistra del presbiterio, come l’icona d’Odighitria del monastero dell’Odigon a Costantinopoli, che, comunque, nel periodo tra il 1206 e il 1263 fu trasferita in quello del Cristo Pantocratore sempre a Costantinopoli, in quel momento sotto il potere dei veneziani.

 

Duomo di Pisa visto dalla Torre Pendente, foto di Massimo Lenzo

Duomo di Pisa visto dalla Torre Pendente, foto di Massimo Lenzo

 

La storia della provenienza dell’icona pisana ha fatto nascere numerosi dibattiti. Secondo fonti dei secoli XVI e XVII, l’icona fu portata a Pisa dal castello Lombrici in Versilia dopo la guerra con Lucca nel 1225 e in poco tempo divenne la patrona della città. Secondo altre leggende, l’icona era in possesso della nobile famiglia pisana degli Uppezzinghi. Infine alcuni studiosi vedono nell’icona l’opera di Berlinghiero Berlinghieri, basando la loro opinione sui colori, principalmente l’incarnato, dell’icona, diversi da quelli delle immagini bizantine.

 

 

 

Ma in contraddizione a questa opinione si pone l’iconografia complicatissima dell’icona, ma più di ogni altra cosa, il testo greco scritto nel Vangelo nella mano sinistra del Bambino: «Egо eimi to phos tou kosmou o akolouthon emoi ou me peripatesei en te skotia all exei to phos tes zoes». (Io sono la Luce del Mondo, chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la Luce della vita) (Giov 8:12). Significativo, che lo stesso testo è scritto nel libro che tiene Cristo Giudice rappresentato nel mosaico dell’abside del duomo, ma là il testo è più corto e scritto in latino.

 

Madonna di Sotto gli organi

La Vergine protettrice di Pisa

 

Come Cristo Giudice, Cristo Emanuele nell’icona tiene il Vangelo aperto. Il suo imatio (mantello) porpora come quello dell’imperatore parte dalla spalla destra, aprendosi e mostrando la tunica di colore azzurro tenue, ricordando, secondo le regole delle icone bizantine, Cristo Crocefisso. I piedini nudi del Bambino Incarnato anche indicano il Sacrificio del Crocefisso. Si può suggerire però, che l’Odighitria di Pisa ha potuto cambiare i suoi colori durante i secoli, sia per processi chimici naturali, sia per il risultato dei vari restauri. A parte i capolavori della pittura medievale, nel duomo è presentato la massima opera della scuola della scultura pisana, la cattedra di marmo del maestro Giovanni Pisano, ispirato dall’arte della Roma antica.

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